Data di costituzione: 1911
Data di cessazione: dopo 1947
Altre denominazioni
La Banca Giribaldi viene fondata a Bordighera nel 1883 da Vincenzo Arrigo e Adolfo Giribaldi. Nel 1898, ritiratosi Arrigo, passa in unica proprietà ad Adolfo, che la dirige fino al 1911, anno della morte del medesimo. Nello stesso anno la gestione è assunta dal figlio e unico erede Giulio Giribaldi, che muta la ragione sociale di Banca Adolfo Giribaldi in "Banca A. Giribaldi e Figlio". Nel 1928, non avendo familiari interessati e trovandosi di malferma salute, Giulio vuole far entrare nella ditta i due fratelli Colongo, Marcello e Giuseppe, di Torino. La sua intenzione è quella di far continuare la ditta per dare ai piccoli proprietari e commercianti locali, specie ai floricoltori, tutto l’appoggio che la banca ha sempre fornito. In quell'anno la banca è solida, i depositi in conto corrente sono circa 5.800.000 lire, aspetto che evidenzia la fiducia di cui il banchiere gode sulla piazza. I depositi sono per lo più prudentemente investiti in titoli di Stato. Nel 1930 il capitale è di 300.000 lire. L'intenzione di far entrare i Colongo nella ditta non va a buon fine e negli anni Trenta fa il suo ingresso nell'attività di famiglia Ottavio Giribaldi, che da quel periodo dirige a tutti gli effetti la banca. I Giribaldi, che appartengono a una antica e nobile famiglia ligure, godono di ottima reputazione nel Ponente ligure. Ottavio in quel periodo è podestà di Bordighera e rappresentante della provincia di Imperia nell'Unione Interprovinciale delle aziende di credito. Come accennato, scopo di questa banca privata è quello di esercitare il credito, specie a favore dell'agricoltura e della floricoltura, che rappresentano una fonte di ricchezza per la zona, assieme al turismo. La banca ha una vasta clientela, non solo a Bordighera, ma in tutto l'estremo Ponente, da Ventimiglia a Oneglia. Il capitale nel 1936 è di 660.000 lire. A partire dal 1937 la banca viene ripetutamente definita come in situazione molto delicata. A partire dalla fine degli anni Trenta Ottavio Giribaldi attua diversi tentativi di vendita della banca o di fusione con altri istituti, senza però avere successo. Nel 1939 Giribaldi e Pietro Biancheri, rappresentante del Banco di Imperia Appenzeller Biancheri, chiedono alla Banca d'Italia di avere autorizzazione a essere assorbiti dalla Banca Nazionale del Lavoro. Richiesta che viene ripetuta nel 1942. Nel 1946 Giulio Giribaldi vuole cedere la banca, che ha comunque ormai ridotto al minimo le sue attività, e nel 1947 è protagonista di un'idea di concentrazione bancaria con la costituzione di un Banco di Imperia che unisca il Banco d’Imperia - Biancardi, la Banca Giribaldi e la Banca Pedemonte e C. Sanremo. In quel periodo la banca viene effettivamente incorporata nel Banco d'Imperia.
Sede legale
Capitale sociale
Forma giuridica
Categoria bancaria
Fonti archivistiche
Fonti bibliografiche
Autore: Luciano Maffi | Ultima modifica: 30 dicembre 2022