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Banca Nazionale nel Regno d'Italia

Firenze (FI); Roma (RM); Torino (TO)

Data di costituzione: 14 dicembre 1849

Data di incorporazione: 1893

Firenze (FI); Roma (RM); Torino (TO)

Altre denominazioni

  • Banca Nazionale negli Stati Sardi [14 dicembre 1849]
  • Banca Nazionale nel Regno d'Italia [1866]

La Banca Nazionale negli Stati Sardi, banca centrale di riferimento del Regno Sabaudo, nasce il 14 dicembre 1849, ricevendo poi un impulso decisivo grazie a finanziatori come il patriota e politico Giuseppe Natoli, futuro ministro del Regno d'Italia. Essa è il risultato della fusione - curata riservatamente da Luigi Bolmida - delle due banche più importanti del Regno, la Banca di Genova (fondata nel 1844) e la Banca di Torino (fondata nel 1847), all'epoca in profonda crisi. Il capitale sociale all'atto di costituzione - approvato con Decreto Regio del 14 dicembre 1849 - è di 8 milioni di lire piemontesi. L'operazione si rivela positiva, tanto da far della Banca il principale istituto di emissione di tutta la penisola italiana. Ben presto vennero aperte agenzie a Cagliari (1856), a Milano (1859), a Bergamo, Brescia, Como e Modena (1860), a Bologna, Ferrara, Forlì, Parma, Ravenna, Perugia, Ancona, L'Aquila, Bari, Catania, Catanzaro, Chieti, Cremona, Foggia, Messina, Pavia, Reggio Calabria, Sassari, Napoli e Palermo (1861), a Piacenza (1862), a Vigevano (1863), a Carrara, Lecce, Ascoli Piceno, Pesaro, Lodi e a Siracusa (1864).
Uno dei tratti caratteristici di questo istituto di credito è il suo rapporto con il milieu politico piemontese, ben rappresentato dagli interventi di Cavour (che siede anche nel Consiglio di amministrazione della Banca), il quale si adopera per il suo sviluppo e inserimento nella vita dello Stato. Cavour, il 24 maggio 1851, fa approvare un suo disegno di legge attraverso cui aumentare il fondo di dotazione della Banca, ora a 16 milioni di lire piemontesi. Contestualmente, aumentano le succursali, ad esempio con l'apertura di quella di Nizza, e si registra l'immissione di nuovi azionisti. Questa prima fase si conclude con l'affidamento di tutte le funzioni di cassiere dello Stato alla Banca Nazionale negli Stati Sardi. Solamente un anno più tardi (1852), il capitale sociale viene raddoppiato (32.000.000 lire piemontesi, con 32.000 azioni). Chiaro, nei progetti dello statista torinese, è il convincimento che solo grazie alla presenza di un istituto bancario solido e radicato in tutta la penisola è possibile rigenerare la nazione e procedere lungo il cammino risorgimentale e unitario. Il 14 novembre 1853 la Camera dei Deputati del Regno Sabaudo delibera l'affidamento alla Banca del servizio di Tesoreria generale nello Stato. L'istiutto di credito aumenta così la propria disponobilità finanziaria, potendo espandare l'emissione di cartamoneta (Regio Decreto del 27 aprile 1859) ed elargire una maggior quantità di prestiti. Si registra altresì un ulteriore aumento del capitale sociale, portato a 40 milioni di lire piemontesi.
Le note vicende politiche che connotano il Risorgimento investono anche la storia della Banca Nazionale negli Stati Sardi che, in seguito alla proclamazione del Regno d'Italia (1861), muta la propria denominazione in Banca Nazionale nel Regno d'Italia, mantenendo lo stesso capitale sociale e la stessa sede legale. Governatore è Carlo Bombrini, che resta in carica fino al 1882 (lo sostituisce, sino al 1893, Giacomo Grillo). Il 29 giugno 1863 si decide di aumentare il fondo di dotazione di 60 milioni di lire, che ora è pari a 100.000.000. Ciò è reso possibile attraverso l'emisione di 60.000 nuove azioni, così ripartite: 20.000 agli azionisti; 12.500 rese disponibili alla sottoscrizione pubblica nelle provice del Meridione; 15.000 per coprire gli accordi con la Banca di Toscana; 12.500 riservate per eventuali bisogni (v. fonti bibliografiche L. Cianchettini). Nel frattempo - soprattutto nel 1865 - vengono aperte nuove succursali, in particolare nel sud della penisola (ad esempio: Avellino Potenza, Cosenza, Salerno, Trapani) e nel 1866 la Banca Nazionale nel Regno d'Italia ottiene il corso forzoso sui Biglietti emessi. Il decennio successivo è caratterizzato dall'inagurazione di altre sedi sparse su tutto il territorio nazionale, un risultato raggiunto anche grazie al lavorio del ministro delle Finanze Quintino Sella, uno dei protagonisti nella storia di questa banca. Proprio a Sella va attribuito il merito di aver trasferito la sede legale a Firenze, nuova capitale del Regno (55 erano le succursali presenti nella Penisola). Il successivo aumento del capitale sociale avviene dopo l'ultimo trasfrimento della sede legale, a Roma, con un ammontare di 150 milioni di lire (Regio Decreto del 23 settembre 1874). A questo periodo, una delle principali attività offerte è quella di emissione di Biglietti. La Banca Nazionale nel Regno d'Italia era uno dei sei istituti ammessi a tale fine, assieme alla Banca Nazionale Toscana, la Banca Toscana di Credito, la Banca Romana, il Banco di Napoli e il Banco di Sicilia.
Tra la fine degli anni Ottanta e l'inizio del decennio successivo si verifica la ben nota crisi bancaria. Soprattutto in seguito allo scandalo della Banca Romana si rende necessaria una riforma del sistema bancario, che porta alla costituzione della Banca d'Italia, che incorpora la Banca Nazionale nel Regno d'Italia (1° gennaio 1894). Al momento della propria scomparsa, l'istituto di credito ha un capitale sociale di 200.000.000 di lire.


Sede legale

  • Firenze (FI) [Sede legale dal 1865 al 1870]
  • Roma (RM) [Sede legale dal 1871 al 1893]
  • Torino (TO) [Sede legale dal 1849 al 1864]

Capitale sociale

  • [1849] 8.000.000 Lire piemontesi
  • [1851] 16.000.000 Lire piemontesi
  • [1852] 32.000.000 Lire piemontesi
  • [1859] 40.000.000 Lire piemontesi
  • [1863] 100.000.000 Lire italiane
  • [1875] 150.000.000 Lire italiane
  • [1893] 200.000.000 Lire italiane

Categoria bancaria

  • [14 dicembre 1849] Ditta bancaria

Fonti bibliografiche

  • Cianchettini Leone, La Banca nazionale nel Regno d'Italia considerata in se stessa, Genova, 1872
  • Conte Leandro, La Banca Nazionale. Formazione e attività di una banca di emissione, 1843-1861, Napoli, ESI, 1990
  • Gli istituti di emissione in Italia. I tentativi di unificazione 1843-1892, De Mattia Renato (a cura di), Roma-Bari, Laterza, 1990
  • Le società quotate alla Borsa valori di Milano dal 1861 al 2000, De Luca Giuseppe (a cura di), Milano, Libri Scheiwiller, 2002 (p. 121)

Soggetto incorporante

· Banca d'Italia

Albero genealogico

Autore: Carlo Bazzani | Ultima modifica: 21 dicembre 2022