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Cassa Rurale di Bagnolo Piemonte

Bagnolo Piemonte (CN)

Data di costituzione: 29 novembre 1908

Data di fallimento: 14 maggio 1923

Bagnolo Piemonte (CN)

Con atto rogato dal notaio Piccato, il 29 novembre 1908 viene fondata la Cassa Rurale di Bagnolo Piemonte (CN), posta sotto la ragione sociale "Piccato, Genovesio, Piano e C.". Suo principale promotore è il parroco della chiesa di San Pietro in Bagnolo don Gianbattista Cavallotti, sacerdote molto attivo nelle opere sociali, che pur non ricoprendo cariche nell'ente (abbandonate in osservanza all'ordinanza pontificia del 1912 che vieta ai religiosi di amministare aziende di tipo commerciale) ne detiene la direzione di fatto in qualità di assistente ecclesiastico con diritto di veto. La Cassa fa registrare un promettente avvio e ai 44 soci iniziali se ne aggiungono rapidamente altri. Nel 1912 ne diviene procuratore generale (con mansioni ufficiose di consigliere del "dimissionario" don Cavallotti) il commendator Giovanni Zaccone, esponente del Partito popolare, consigliere comunale di Torino e direttore della Federazione Agricola Torinese. Sorta allo scopo di esercitare il credito fino a un massimo di 5.000 lire su cambiali e 20.000 su ipoteca, dal 1911 la Cassa promuove e gestisce un consorzio per la vendita della frutta denominato Cooperativa frutta, con la partecipazione di 28 casse rurali della zona, che iniziano a depositare parte delle somme ricevute a risparmio presso la consorella di Bagnolo. Avvalendosi dei capitali a disposizione, l'ente assume inoltre in appalto le esattorie di Bagnolo, Benevagienna, Saluzzo e Paesana, acquista poderi, impianta magazzini per la vendita di frutta e prodotti agricoli, gestisce una segheria e distillerie per la fabbricazione di liquori e profumi, promuove l'apertura di un collegio per educande e di un orfanotrofio. A causa di costi sostenuti, interessi da pagare, investimenti improduttivi ed episodi di malversazione gestionale, dal 1916 la Cassa opera in perdita, situazione che si aggrava di anno in anno fino all'accumulo di un deficit di 4 milioni nel 1920. Su proposta dello Zaccone, nel frattempo eletto deputato per la XXV legislatura (1919), si cerca allora di intraprendere un'azione di salvataggio tramite consorzio istituito con le altre casse, compromettendone però ulteriormente il coinvolgimento e la situazione, mentre il disavanzo d'esercizio supera nel 1922 i 7 milioni di lire. All'epoca l'ente gestisce depositi fiduciari e debiti in conto corrente per 23,5 milioni e opera nel comune in cui ha sede e in altri 28 paesi circonvicini, dove ha aperto magazzini succursali per il deposito e la vendita di frutta, generi agricoli e svariate tipologie di merce, oltre a possedere tre fabbricati in Bagnolo, uno rispettivamente a Torino e Fossano e altri tre in altrettanti comuni dell'area. Diffusesi ormai le voci dell'imminente dissesto, si moltiplicano le richieste di rimborso da parte dei depositanti, finchè una delle casse implicate, quella di Andezeno, cita in tribunale l'inadempiente consorella di Bagnolo. Il fallimento dell'ente viene quindi dichiarato con sentenza del Tribunale di Saluzzo in data 14 maggio 1923, con nomina a curatore fallimentare del prof. Pietro Bottino. Le ragioni del dissesto si fanno risalire alle responsabilità di don Cavallotti, che disponendo arbitrariamente delle sorti della Cassa l'ha lanciata nelle più disparate e rischiose intraprese economiche, il quale nel 1924 viene infine condannato a 5 anni di reclusione e multa per bancarotta semplice e fraudolenta, falsificazione di scritture contabili e distruzione dell'attivo sociale. 6 anni di reclusione e multa vengono inflitti anche all'ex-deputato Zaccone, ritenuto colpevole dei medesimi capi d'accusa con l'aggravante della truffa continuata per aver carpito a numerose casse rurali un ingente quantitativo di titoli in forma di deposito e per aver costituito il consorzio di rifinanziamento della Cassa di Bagnolo. Insieme a loro vengono giudicati colpevoli con pene dai 25 giorni ai 4 anni di reclusione i contadini facenti parte del consiglio di amministrazione, 3 sacerdoti a vario titolo complici dei reati contestati e i due contabili della società, fratelli dello Zaccone. Oltre all'ente, sono dichiarati falliti i suoi 227 soci solidalmente responsabili, residenti in più di 20 comuni della zona. Il dissesto coinvolge circa 700 creditori della Cassa sparsi in oltre 50 comuni piemontesi e oltre regione, mandando in rovina molti piccoli proprietari e coloni e suscitando numerosissime liti giudiziarie, oltre ad assestare un duro colpo alla credibilità della categoria delle casse rurali. Vengono trascinate nella crisi anche una trentina di casse rurali della provincia di Cuneo e Torino impegnate finanziariamente con la consorella di Bagnolo, le quali subiscono consistenti perdite che in alcuni casi ne portano allo scioglimento anticipato (ad esempio Racconigi). Con 18 di questi enti il 18 agosto 1924 viene stabilito in sede di concordato fallimentare un recupero parziale dei crediti pari a circa un quinto delle somme depositate (casse rurali di Bra, Bricco, Busca, Canale, Piccolo Credito di Castellinaldo, Cavallermaggiore, Chieri, Diano d'Alba, Fossano, Marene, Montà d'Alba, Monticello d'Alba, Narzole, Priocca, Riva di Chieri, Tarantasca, Vezza d'Alba, Villafranca Piemonte, seguite poi da Sampeyre e Villanova Solaro, mentre non accettano il concordato quelle di Andezeno, Castagnole Lanze, Cherasco, Caramagna, Montaldo, Mondovì, Novello, Sant'Ambrogio Torinese, Savigliano). Secondo le stime effettuate in sede di procedura fallimentare, le perdite totali causate dal dissesto della Cassa di Bagnolo ammontano a circa 14 milioni di lire. La procedura fallimentare dell'ente viene dichiarata conclusa con sentenza del Tribunale civile di Torino in data 5 dicembre 1930.


Sede legale

  • Bagnolo Piemonte (CN)

Forma giuridica

  • [29 novembre 1908] Società cooperativa in nome collettivo a responsabilità illimitata

Categoria bancaria

  • [29 novembre 1908] Cassa rurale

Fonti archivistiche

  • ASBI - Archivio storico Banca d'Italia (Roma)
    Fondo Banca d'Italia, sottofondo Vigilanza (1926-1961)
    Pratica n. 8018, f. 1

Fonti bibliografiche

  • Bermond Claudio, La crisi della casse rurali e della banche cattoliche subalpine e valdostane nel periodo 1919-1930, in «Bollettino dell'archivio per la storia del movimento sociale cattolico in Italia», 1, 1983
  • Bermond Claudio, La cooperazione di credito in Piemonte e Valle d'Aosta: considerazioni sulla metodologia di ricerca storica, in «Bollettino dell'Archivio per la storia del movimento sociale cattolico in Italia», 3, 1984

Autore: Maurizio Romano | Ultima modifica: 28 dicembre 2022