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Cassa Rurale ed Artigiana di Carignano

Carignano (TO)

Data di costituzione: 8 settembre 1905

Data di scioglimento: 21 dicembre 1933

Carignano (TO)

Altre denominazioni

  • Cassa Rurale di Prestiti "Pizia e Compagnia" di Carignano [8 settembre 1905]
  • Cassa Rurale ed Artigiana di Carignano [1938]

Con atto rogato dal notaio Dotta, l'8 settembre 1905 viene fondata la Cassa Rurale di Prestiti "Pizia e Compagnia" di Carignano (TO). Scopo della società, della durata prevista di 99 anni, è di "migliorare la condizione morale e materiale dei soci fornendo loro il danaro a ciò necessario". I 22 soci fondatori sono tutti residenti in Carignano. Tra di essi figurano quattro sacerdoti, mentre i restanti sono agricoltori, artigiani e negozianti al dettaglio, oltre a un impiegato di fabbrica. Carignano è un florido centro produttivo di circa 7.000 abitanti, con una fiorente agricoltura e un settore manifatturiero caratterizzato dalla presenza del lanificio "Bona", che impiega circa 1.000 operai. Nel 1910 la Cassa può infatti disporre di una massa di depositi di oltre 311.000 lire e accettazioni cambiarie per 81.000 lire, a fronte di cambiali in portafoglio per quasi 350.000 lire. Una svolta nelle vicende societarie si ha nel 1925, quando in seguito al diffondersi di voci allarmanti sull'amministrazione della Cassa la Prefettura di Torino ordina un'inchiesta che mette in evidenza gravi irregolarità di gestione. Ne consegue il Decreto prefettizio del 24 novembre 1925, che ordina lo scioglimento del Consiglio di amministrazione in carica e la nomina di un commissario prefettizio per la conservazione del patrimonio sociale. All'epoca la Cassa detiene depositi fiduciari per quasi 1,2 milioni di lire, versati da circa 800 depositanti quasi tutti agricoltori, mentre prestiti e titoli in portafoglio superano la cifra di 1.080.000 lire. Le indagini successive confermano le irregolarità, di cui viene attribuita particolare responsabilità all'operato del sacerdote don Vittorio Gontero, segretario, cassiere e di fatto unico amministratore della società, nei confronti del quale viene sporta denuncia per appropriazione indebita e falsi. Tra le ipotesi avanzate dalle autorità ispettive vi è inoltre la manomissione delle scritture contabili dell'ente, tanto da far ritenere verosimile l'esistenza di una massa di depositi effettiva di oltre 2 milioni di lire. Alla denuncia segue l'apertura di vertenze legali tra la Prefettura e l'ex-amministrazione della Cassa, con reciproci scambi di accuse tra i soggetti coinvolti e un forte turbamento dell'attività sociale. A pronunciarsi sulla vicenda è chiamato il Tribunale di Torino, che con sentenza del 2 marzo 1928 decreta il fallimento della Cassa, sentenza tuttavia poco dopo revocata, sembra, a seguito di pressioni esercitate per ragioni di reputazione dalle autorità politiche locali investite delle responsabilità di mantenimento dell'ordine pubblico e della quiete sociale. Il commissariamento prefettizio si protrae fino al 2 dicembre 1928, quando la gestione della Cassa viene riaffidata ai soci. Nel frattempo le attività dell'ente si sono rivolte all'incasso dei crediti, all'alienazione degli stabili di proprietà e all'estinzione dei depositi, i quali sono tuttavia confluiti in massa (per un importo superiore agli 1,4 milioni di lire) a favore del Banco di San Massimo, istituto privato aperto nel 1925 in Carignano dall'ex amministratore della Cassa don Gontero (questi, prosciolto in sede di istruttoria dalle accuse di appropriazione e falso mossegli dalla Prefettura, è però ugualmente dichiarato fallito proprio nel 1928 per le altre attività creditizie a lui riconducibili). Con il ripristino formale delle attività sociali dopo il commissariamento, nel 1931 si ha la revoca dello stato di liquidazione della Cassa, sebbene il mancato avvio di nuove operazioni continui a prefigurare una liquidazione di fatto. Il 21 dicembre 1933 l'Assemblea dei soci decreta infine lo scioglimento anticipato della società, nominando liquidatore il rag. Mario Klinger. Durante il lungo protrarsi della procedura liquidatoria, con l'entrata in vigore del R.D. 26 ottobre 1937 contenente il Testo unico sull'ordinamento delle casse rurali e artigiane avviene il cambio di denominazione in Cassa Rurale ed Artigiana di Carignano. Dopo il deposito del Bilancio finale di liquidazione al 31 dicembre 1941, il 22 marzo 1943 avviene la notifica di cancellazione dell'ente dall'Albo delle aziende di credito.


Sede legale

  • Carignano (TO)

Forma giuridica

  • [8 settembre 1905] Società cooperativa in nome collettivo a responsabilità illimitata

Categoria bancaria

  • [8 settembre 1905] Cassa rurale [Cassa Rurale di Prestiti]
  • [1938] Cassa rurale e artigiana

Fonti archivistiche

  • ASBI - Archivio storico Banca d'Italia (Roma)
    Fondo Banca d'Italia, sottofondo Vigilanza (1926-1961)
    Pratica n. 7079, f. 1
  • Archivio per la storia del movimento sociale cattolico in Italia "Mario Romani" (Milano)
    Atti costitutivi di cooperative di credito (credito cooperativo cattolico e casse rurali in Italia fino al 1920)
    b. 1, f. 4

Fonti bibliografiche

  • MAIC, Bollettino ufficiale delle Società per azioni. Situazioni mensili dei conti delle società aventi per principale oggetto l'esercizio del credito, dal 1883 (1911)

Autore: Maurizio Romano | Ultima modifica: 21 dicembre 2022