Data di costituzione: 21 marzo 1863
Data di fallimento: 28 maggio 1894
La Società Generale di Credito Mobiliare Italiano, costituita a Torino il 21 marzo 1863 con un capitale di 50.000.000 lire, assegnato per metà agli azionisti dalla torinese Cassa del Commercio e dell'Industria assorbita nella nuova società, rappresentò la filiazione diretta del grande istituto francese omonimo. Alla sua fondazione, infatti, parteciparono direttamente i due fratelli Emilio ed Isacco Péreire, accanto alla Sociedad General del Crédito Mobiliario Español, ad altre banche e banchieri francesi,tra cui la casa Fould Hottinguer e Mallet, e alcuni italiani (tra cui Pietro Bastogi e Domenico Balduino, direttore della società dal 1865 - anno di trasferimento della sede a Firenze - al 1885). Lo statuto, copia riveduta e corretta di quello dell'omonima società francese, prevedeva una vasta gamma di operazioni, sia di carattere strettamente bancario, sia di carattere mobiliare-finanziario. Queste ultime erano nettamente prevalenti, sebbene nei momenti di crisi degli affari finanziari le normali operazioni di banca assumessero una estensione notevole. L'interessamento ai valori mobiliari poteva assumere la forma della partecipazione a sindacati di collocamento o di operazioni caratterizzate da smobilizzo a scadenza lontana, le quali celavano intenti di natura imprenditoriale. Queste ambizioni, abbandonate nel settore industriale in seguito alla crisi della S.A. Altiforni, Acciaierie e Fonderie di Terni (alla cui fondazione la società aveva partecipato in modo cospicuo), presero corpo nell'attività immobiliare, con intenti prevalentemente di carattere speculativo (come dimostra anche lo spostamento della sede nella nuova capitale toscana del Regno). La relativa modestia dello sviluppo nel tempo degli impieghi e delle risorse (la scarsità delle quali è da imputare principalmente alla limitatezza dello sviluppo territoriale della società), congiunta alla difficoltà di realizzare una rapida rotazione degli impieghi in titoli, produsse forti esposizioni dell'istituto in occasione di crisi finanziarie. Tra il 1886 e il 1891 si registrò una perdita di 30 milioni, provocata principalmente dalla partecipazione alla speculazione edilizia di Roma e di Napoli. Giacinto Frascara, chiamato alla direzione nel 1891, tentò la misura estrema di trasformare il Credito Mobiliare in un istituto di credito ordinario, ma l'utile illusorio conseguito nel 1892 lo indusse ad accrescere il numero delle sedi e a portare il capitale a 60 milioni. La ripresa della caduta del corso delle azioni costrinse però la società a chiedere la moratoria. Il 28 maggio 1894 si deliberò l'avvio della liquidazione, conclusa solo nel 1897.
Sede legale
Capitale sociale
Forma giuridica
Categoria bancaria
Fonti archivistiche
Fonti bibliografiche
Soggetti incorporati
Autore: Enrico Berbenni | Ultima modifica: 22 dicembre 2022