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Banco di Sconto e di Sete

Torino (TO)

Data di costituzione: 19 dicembre 1856

Data di incorporazione: 1904

Torino (TO)

Altre denominazioni

  • Banco Sete [19 dicembre 1856]
  • Banco di Sconto e di Sete [12 agosto 1863] - [Atto pubblico rogato Teppati]

Il Banco Sete nasce a Torino per iniziativa di quattordici banchieri setaioli, con un capitale di quattro milioni, ed intenzione di sovvenzionare i setaioli mediante anticipazioni su bozzoli, prestiti e assunzione di operazioni di compravendita. Fondatori del Banco sono Pietro Brambilla, Ceriana, Gustavo De Fernex, Vincenzo Denina, Vincenzo Luciano, Dupré, Dumontel, Giuseppe Fontana, Felice Genero, G. Paolo Laclaire, Carlo Ogliani, Agostino Plutino, Costantino Soldati. All'inizio del 1858 la crisi serica rende inoperoso il capitale, tanto che si sonda il ministro su un progetto di fusione con la Cassa di Sconto di Torino, di cui sono azionisti amministratori quasi tutti i fondatori del Banco Sete. Per il momento non se ne fa nulla, ma intanto i banchieri provvedono a scaricare parte delle azioni inesitate sulle altre banche, secondo una prassi ormai collaudata: all'Assemblea del 30 agosto 1858, i due maggiori azionisti del Banco Sete sono infatti la Cassa di Sconto di Torino (3.470 azioni, pari al 21,7% del capitale del Banco) e la consorella genovese (2.000 azioni, 12,5% del capitale). Nel 1863 si fonde con la torinese Cassa di Sconto dando vita al Banco di Sconto e di Sete, con una quota rilevante del capitale (1/5 del capitale sociale di 30 milioni di lire) sottoscritta dalla casa Rotschild. Esso nasce quindi dalla conversione di un istituto di credito a breve e di una banca specializzata nel commercio serico. Preponderante è la presenza dei banchieri setaioli piemontesi, uomini però privi di una capacità di relazione sul piano nazionale, e relativamente distaccati dal conglomerato di interessi che si stava addensando attorno alla Banca nazionale e al Credito mobiliare. L'elemento che più distingue il Banco di sconto e di sete dagli altri istituti mobiliari è il grosso peso che hanno nel passivo i depositi in conto corrente, nei primi anni pari al capitale versato, cosa che permette al Banco di sostenere un insieme di operazioni superiore alla Banca di Credito italiano e quasi pari al Credito Mobiliare. La maggiore confidenza del pubblico deriva dalla relativamente lunga vita e dal discreto radicamento dei due istituti precedenti. Ma proprio nel processo di fusione sta il punto debole della nuova società, soprattutto per la nuova carta statutaria elaborata, che si limita a giustapporre le operazioni a breve della Cassa di sconto, a quelle di diversa natura e durata del Banco sete, alle quali poi si aggiungono, nel 1864, la facoltà di assumere lavori pubblici e acquistare beni immobili. Di conseguenza si intraprendono operazioni su di un fronte vastissimo, in un momento di boom europeo dei valori mobiliari e dei prezzi delle sete. Nei primi mesi la società acquista azioni di compagnie ferroviarie, partecipa assieme al Credito mobiliare alla Società per la vendita di Beni del Regno d'Italia e provvede al collocamento di sue obbligazioni per 12 milioni. Viene anche erogato un ingentissimo finanziamento alla Società dei Canali Cavour, società a prevalente capitale inglese che aveva ottenuto la concessione per costruire un sistema di canali di irrigazione nel Vercellese. Il Banco di Sconto e di Sete si impegna, assieme alla Cassa di sconto di Genova, oltre all'acquisto di azioni, a collocare parte delle obbligazioni che la società aveva progettato di emettere fino alla somma di 55 milioni. Ma le difficoltà del mercato finanziario europeo fanno fallire l'operazione. Mancando all'appello i fondi preventivati, la Società dei Canali nel 1865 è costretta a contrarre mutui per altri 10 milioni, di cui due ricevuti dal Banco di Sconto e di Sete. All'inizio del 1866 la Banca torinese detiene azioni e obbligazioni per un valore stimato di 8,2 milioni, pari all'11% delle risorse totali della Società dei Canali ed equivalenti a un quarto dell'attivo di bilancio della banca. In queste condizioni di concentramento dei rischi era quasi inevitabile la caduta al momento della crisi, nella primavera del 1866, quando si verifica un brusco ritiro dei fondi detenuti da corrispondenti esteri e dei depositi. La caduta viene evitata solo grazie al forte intervento della Banca Nazionale e, in misura minore, dallo stesso Credito mobiliare, a sua volta sostenuto in maniera determinante dalla Banca Nazionale, che concessero ampi crediti. Nello stesso anno il Banco di Sconto e di Sete provoca il fallimento della Società dei Canali. La misura serve a interrompere un'emorragia di fondi sempre più forte dalla banca verso la società, ma non può nel breve periodo che rendere più gravi gli immobilizzi della banca. Nel settembre 1867 su un attivo di 37 milioni, ben 14,5 milioni sono rappresentati da titoli della Società dei Canali e da crediti verso di essa, mentre altri 8 milioni sono impiegati in azioni e obbligazioni di altre società. A fronte di tali impegni, oltre al capitale, vi è una raccolta in conto corrente di 13 milioni, a cui si aggiungono tre milioni di crediti ottenuti da privati e addirittura 8 milioni di fondi della Banca Nazionale depositati presso il Banco di Sconto e di Sete. A oltre un anno dalla crisi del 1866, il Banco si regge ancora col determinante aiuto della Banca Nazionale, ma da quel momento si apre tra gli azionisti una forte spaccatura tra chi è favorevole a un rafforzamento della società mediante una riduzione del capitale, l’accrescimento delle riserve e l'abbandono delle operazioni mobiliari e in sete, e chi invece non esita ad andare in tribunale pur di veder pagato il dividendo fisso garantito sulle azioni, ed è più propenso a liquidare la Banca piuttosto che sopportare altri sacrifici. La crisi viene momentaneamente risolta con la riduzione del capitale sociale a 18 milioni (di cui 8 versati) e una politica di raccoglimento degli impieghi. La direzione risulta fortemente rinnovata e accanto al nuovo direttore, Rocco Fontana, la figura preminente è quella del banchiere di origine Svizzera, Ulrico Geisser. Ancora nel 1870 le partecipazioni in titoli sono rappresentate per il 60% da titoli dei Canali Cavour. Il capitale del Banco rimane vincolato all’affare fino al 1874, quando lo Stato riscatta i Canali, convertendo le azioni della società e i suoi debiti in Rendita 5%.
Il Banco di Sconto e di Sete subisce la difficile congiuntura di fine secolo, al punto che l'attivo di bilancio si dimezza nell'arco di un decennio, scendendo dai 39,6 milioni di lire del 1882 ai 20,3 milioni del 1892. Ciononostante, ancora nel 1897, il Banco risulta - con 15,6 milioni di lire - la quinta società ordinaria di credito italiana per attivo di bilancio. Dopo essere entrata in liquidazione a seguito di una delibera di scioglimento anticipato, il Banco viene assorbito nel 1904 dalla Società Bancaria Milanese, che in quella occasione muta la propria denominazione in Società Bancaria Italiana.


Sede legale

  • Torino (TO)

Capitale sociale

  • [1857] 4.000.000 Lire piemontesi
  • [1863] 30.000.000 Lire italiane

Forma giuridica

  • [19 dicembre 1856] Società anonima

Categoria bancaria

  • [19 dicembre 1856] Società ordinaria di credito

Fonti archivistiche

  • Archivio centrale dello Stato (Roma)
    MAIC, Direzione generale credito e previdenza, Industrie banche e società
    b. 239, fasc. 1419; b. 240, fasc. 1419; b. 241, fasc. 1419

Fonti bibliografiche

  • Galli Anna Maria, La Formazione e lo sviluppo del sistema bancario in Europa e in Italia, Milano, Vita e Pensiero, 1992 (passim)
  • Galli Anna Maria, La Formazione e lo sviluppo del sistema bancario in Europa e in Italia, Milano, Vita e Pensiero, 1992 (p. 346)
  • Polsi Alessandro, Alle origini del capitalismo italiano: Stato, banche e banchieri dopo l’Unità, Torino, Einaudi, 1993 (pp. 26, 37-42)

Soggetto incorporante

· Società Bancaria Milanese [Società bancaria italiana]

Albero genealogico

Autore: Enrico Berbenni | Ultima modifica: 26 dicembre 2022