Data di costituzione: 1866
Data di incorporazione: 30 dicembre 1967
Altre denominazioni
La Ditta Vitta Ovazza nasce a Torino nel 1866. Nel 1890 Vitta Ovazza partecipa alla fondazione del Credito Industriale di Torino con una partecipazione del 3% del capitale totale. Quinta banca italiana per attivo totale nel 1892, il Credito industriale è liquidato in seguito alla crisi del 1893-97, ma la partecipazione di Vitta Ovazza all’iniziativa testimonia l’interesse della famiglia Ovazza per lo sviluppo industriale di Torino e del Piemonte già da quegli anni. Nel 1897 il titolare della ditta Ovazza risulta essere Ernesto Ovazza.
L'11 novembre 1913 la Ditta Vitta Ovazza viene trasformata da azienda individuale in accomandita semplice (Vitta Ovazza & C.), per l'esercizio delle "commissioni di Borsa" (Atto costitutivo rogito notaio Valente). Ernesto Ovazza è socio accomandante e Alfredo Ovazza socio gerente. Il capitale sociale iniziale, pari a 100.000 lire, viene conferito da Alfredo Ovazza per 10.000 lire e da Ernesto Ovazza per 90.000 lire. Dal 1914 al 1919 la Ditta Vitta Ovazza prende parte al consorzio per l’emissione del debito pubblico. Nel 1919 Ettore entra a far parte della società come socio gerente e Alfredo rimane come socio accomandante. Nel 1926, alla morte di Ernesto, Vittorio entra a far parte della società come socio accomandatario. Alfredo Ovazza deve uscire formalmente dalla società il 14 ottobre 1932 in seguito alle nuove norme sugli agenti di cambio (R.d.L. 30 giugno 1932 n°815) che vietano agli agenti di cambio di “avere interessenza di qualsiasi genere in ditte o case bancarie che svolgano prevalentemente la loro attività in operazioni di borsa”. Come evidenziato anche dai rapporti ispettivi, l’uscita è però solamente formale e non sostanziale. Il business principale della Ditta Ovazza sono le commissioni di Borsa e la gestione, sebbene indiretta, delle partecipazioni industriali della famiglia: l’attività creditizia vera e propria è di secondaria importanza. La filiale di Villafranca, più orientata verso funzioni di banca commerciale, viene chiusa a fine 1932. Nel 1937 raccoglie depositi per 10,5 milioni di lire, in forte crescita rispetto ai 2,9 milioni del 1929. Sempre nel 1937, con un attivo di bilancio di quasi 39 milioni, la Vitta Ovazza è la principale ditta bancaria ebraica in Italia.
Nel novembre 1938, in seguito ad una delibera del Consiglio Provinciale delle Corporazioni, Alfredo Ovazza rinuncia alla carica di agente di cambio sebbene nessuna legge glielo imponga. Nel novembre-dicembre 1939, l’attività della banca si contrae notevolmente a causa delle limitazioni alle attività in Borsa da quando Alfredo non è più agente di cambio. La cessione della ditta nel 1939 non è direttamente imposta dalle autorità pubbliche, in quanto le direttive che vietano l’esercizio del credito alle ditte bancarie ebraiche sono del 1940. Le motivazioni sono da ricercare nelle limitazioni agli ebrei nelle contrattazioni di Borsa. Le trattative per la cessione iniziano già a novembre-dicembre 1938. Dopo una prima trattativa con il Banco di Napoli, gli Ovazza si accordano con il gruppo Balbis, Guglielmone, Villa già proprietario di una banca con sede a Vigone, interessati ad operare direttamente sulla piazza di Torino. La cessione avviene tramite trasformazione in società anonima - che assume la ragione sociale di Banca Torinese - e aumento di capitale sottoscritto dai nuovi soci, con cessione delle quote degli Ovazza. Tuttavia è possibile che ci siano accordi non ufficiali tra gli Ovazza e il gruppo Balbis, Guglielmone, Villa: non solo risulta che i rapporti tra gli Ovazza e la banca vadano avanti nel 1939-45, ma anche fino agli anni Sessanta. In occasione della cessione gli Ovazza e la nuova gestione mandano due lettere ai clienti invitandoli a continuare il rapporto con la nuova banca.
Nel 1952 la Banca Torinese incorpora la banca Balbis e Guglielmone di Vigone e cambia ragione sociale in Banca Torinese Balbis e Guglielmone.
Nel 1967, il Credito di Venezia e del Rio de la Plata - di proprietà dell'Italmobiliare di Carlo Pesenti - delibera l'incorporazione della Banca Torinese, insieme ad altri sei istituti (Banca di Credito e Risparmio, Roma; Banca Romana, Roma; Credito Mobiliare Fiorentino, Firenze; Banca di Credito Genovese, Genova; Istituto Bancario Romano, Roma; Banca Naef-Ferrazzi Longhi, La Spezia). La nuova aggregazione dà vita all'Istituto Bancario Italiano.
[Si ringraziano Giorgio Barba Navaretti e Marco Molteni per la documentazione gentilmente messa a disposizione]
Numero del tribunale: TO 271/1866
Sede legale
Capitale sociale
Forma giuridica
Categoria bancaria
Fonti archivistiche
Fonti bibliografiche
Autore: Enrico Berbenni | Ultima modifica: 28 dicembre 2022