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Bene Banca Credito Cooperativo di Bene Vagienna

Bene Vagienna (CN)

Data di costituzione: 14 novembre 1897

Bene Vagienna (CN)
In attività

Altre denominazioni

  • Cassa Rurale di Prestiti di Bene Vagienna [14 novembre 1897]
  • Cassa Rurale ed Artigiana di Bene Vagienna [1938]
  • Banca di Credito Cooperativo di Bene Vagienna [1994]
  • Bene Banca Credito Cooperativo di Bene Vagienna [2009]

Il 14 novembre 1897, con atto rogato dal notaio Reineri, viene fondata la Cassa Rurale di Prestiti di Bene Vagienna (CN), della durata prevista di 99 anni e avente la finalità di "agevolare scambievolmente il credito" tra i soci. Tra i 18 membri fondatori, tutti "agricoltori possidenti" residenti in Bene Vagienna, figura anche il sacerdote don Pietro Dompè. Dopo aver svolto la propria funzione di sostegno all'agricoltura locale con operazioni di piccolo credito, tramite la costituzione di un fondo di 5.000 lire la Cassa promuove nel 1918 la creazione di una cooperativa di consumo per la fornitura ai soci di generi alimentari e agricoli a prezzi di favore, allo scopo di consolidare l'azione di contrasto alla speculazione privata. Nel 1926 risulta gestire depositi a risparmio per quasi 4 milioni di lire, operando in utile. Sul finire degli anni Venti l'ente attraversa un momento di difficoltà dovuto al venir meno della fiducia di molti risparmiatori verso la solvibilità delle casse rurali e al momento di crisi economica, che tra 1928 e 1929 determinano la contrazione di un quarto della massa fiduciaria da 4 a 3 milioni di lire. Nel 1930 l'ammontare dei depositi è in ulteriore diminuzione (2,8 milioni), così come il numero dei soci (che sono però ben 1.082 a inizio anno), ma la Cassa dimostra di poter fare fronte alle richieste di ritiro dei risparmi ricorrendo solo a mezzi propri ordinari. Nonostante le difficoltà, nella prima metà degli anni Trenta l'istituto è tra le più importanti casse rurali della provincia di Cuneo, disponendo di liquidità in esubero rispetto alle richieste di una popolazione locale di circa 9.000 abitanti legata alle attività agricole e di allevamento, cui l'ente concede prestiti spesso di piccola entità per l'acquisto di bestiame, sementi e attrezzi. Per tali motivi nel 1935 la Cassa chiede e ottiene l'autorizzazione a operare anche nei comuni di Salmour e Piozzo (frazione Costamagna), mentre l'ammontare dei depositi a risparmio, sceso ulteriormente in tale anno a 2,3 milioni di lire, inizia però un trend di lenta risalita che lo porta a 2,4 milioni nel 1937, 2,5 nel 1938 e 3,3 nel 1940, quando l'istituto fa segnare un utile netto d'esercizio di 10.000 lire. In costante diminuzione è invece il numero dei soci, poco più di 800 nel 1937-38, 768 nel 1942 e 729 nel 1945. Al termine del secondo conflitto mondiale, la Cassa ha ormai ripreso un andamento molto regolare, supportato da una ampia solvibilità. La buona gestione le consente anche di elargire somme a scopo di beneficenza alle famiglie dei partigiani caduti, ai reduci dalla prigionia, ai bisognosi e al sostegno delle opere pie attive sul territorio comunale. Il momento di crescita è confermato anche dal sensibile aumento della massa fiduciaria - ascesa nel 1945 a 18,2 milioni, a fronte di un utile d'esercizio di circa 8.900 lire - e nonostante la tendenza espansionistica la società mantiene un discreto grado di liquidità e un'adeguata consistenza patrimoniale. Dal 1949 prende però avvio un triennio di forte criticità gestionale, caratterizzato dall'aumento considerevole dell'erogazione di credito che mette a rischio gli equilibri di liquidità, con gli impieghi (86 milioni) che rappresentano ormai il 90% dei depositi (95,5 milioni). Nel 1950 questa percentuale sale al 93% (depositi 87,3 milioni, impieghi 81 milioni), con una quota eccessiva di investimenti a lungo termine e di difficile smobilizzo. All'epoca il 70% degli impieghi della Cassa è infatti rivolto a imprese industriali e commerciali o alla concessione di mutui a enti comunali e solo in parte residuale allo scopo statutario di sostenere l'agricoltura e l'artigianato, specialmente la prima perno indiscusso dell'economia locale fondata sulla piccola proprietà e sulle connesse attività rurali. Sebbene nel 1950 le scritture di bilancio mettano ancora in evidenza un utile netto d'esercizio di 3,7 milioni di lire, la situazione della Cassa pare in realtà sbilanciata e potenzialmente molto pericolosa, tanto che gli organi di vigilanza richiamano dapprima gli amministratori a ricondurne l'attività entro termini di maggiore sicurezza, provvedendo poi con decreto del Ministero del Tesoro del 25 marzo 1952 a disporne la gestione straordinaria con l'avvio dei relativi accertamenti. Le risultanze della visita ispettiva compiuta dalle autorità creditizie nell'aprile 1952 mettono quindi in evidenza il susseguirsi di una serie di atti fraudolenti compiuti dal direttore, contabile e cassiere dell'istituto Carlo Olivero e dal presidente Cristoforo Trossarello, che a partire dalla fine del 1950 e per tutto il 1951 si sono resi tra l'altro responsabili dei reati di mancata registrazione di operazioni (indebite) e illegittima sottrazione di fondi coperta da alterazione dei registri contabili (dai quali risultano la contrazione non veritiera dei depositi, la disponibilità a vista di somme in realtà inesistenti presso altri istituti, consistenze erronee del portafoglio e dei cc attivi). I crediti in sofferenza accertata riguardano soprattutto imprese industriali in cattivo stato per una cifra di oltre 23 milioni di lire, di cui viene stimato un recupero massimo intorno al 30%. Pressappoco la metà di tali crediti risulta inoltre riguardare sconfinamenti di fido concessi al consigliere della Cassa Carlo Rolle e all'azienda Micromeccanica, da lui diretta e dichiarata fallita nel 1951. A conclusione della procedura ispettiva la stima dei crediti in sofferenza ammonta a 25 milioni complessivi, cui si aggiungono ammanchi dovuti a sottrazione di fondi per circa 30 milioni, malversazioni per le quali i responsabili vengono sottoposti a procedimento penale. Nonostante la drammaticità della situazione finanziaria, la Cassa gode di ampia stima a livello locale e i soci le vengono in aiuto con una sottoscrizione per la costituzione di una riserva straordinaria a reintegro di circa un terzo delle perdite, deliberandone la prosecuzione e riformandone gli organi direttivi, mentre l'ente viene commissariato dalle autorità creditizie per riavviarne una gestione ispirata a principi di oculata amministrazione e risanamento, grazie anche al supporto garantito dalla Cassa di Risparmio di Torino che interviene con un finanziamento per favorire la ripresa delle normali attività. Nel corso del 1954, primo anno di gestione non commissariale, riprende quindi l'afflusso dei depositi e la Cassa ottiene in carico i servizi di tesoreria delle opere pie locali (ospedale, orfanotrofio maschile, consorzi irrigui), segno di rinnovata fiducia nel suo operato, che a fine esercizio torna peraltro a registrare segno positivo. Nel 1955 proseguono il lento ritorno alla normalità e il ripristino dei livelli di liquidità, con depositi in risalita a 66,5 milioni, pari agli impieghi che però presentano ancora sofferenze superiori ai 14 milioni. Mentre continua l'azione di risanamento, il 26 agosto 1956 l'assemblea dei soci delibera il passaggio dell'istituto alla forma giuridica della società cooperativa a responsabilità illimitata. Ulteriore segnale di normalizzazione e recuperata solidità, nel 1958 si avvia la ristrutturazione dello stabile adibito a sede sociale, con lavori stimati in circa 8 milioni da spalmare nei 5 bilanci successivi. Nel 1960 la massa fiduciaria è di 170,5 milioni di lire, con impieghi pari a 97,5 milioni: il grado di rischio appare perciò nuovamente frazionato, elastico e coperto da adeguata garanzia, con portafoglio riscontabile al 30% e rapporto impieghi/depositi tornato al di sotto del 60%. In tale anno gli aderenti alla società sono poco meno di 300 (erano circa 800 un decennio prima). Nel 1969 l'istituto supera il miliardo di lire in depositi e acquista il Palazzo dei Marchesi del Villar, poi Sicca, per farne la propria sede societaria. L'anno successivo la Cassa, con 187 soci, è autorizzata a operare anche nei comuni di Lequio Tanaro, Salmour, Trinità e Narzole, mentre la massa fiduciaria ammonta a 1,97 miliardi di lire. Nel 1980 il numero dei soci scende a 160 e il totale dei depositi sfiora i 14,5 miliardi di lire, di cui 8,5 investiti in impieghi vari e 3,7 in titoli. Nel quindicennio seguente l'incremento del giro d'affari è ancora più consistente, con i depositi che si attestano nel 1990 sui 156,9 miliardi, per poi raggiungere i 327,6 miliardi del 1994 (con impieghi e titoli per 209,8 e 132,5 miliardi), anno in cui l'ente si trasforma in società cooperativa a responsabilità limitata e cambia denominazione in Banca di Credito Cooperativo di Bene Vagienna. Dopo la trasformazione il numero dei soci tocca le 866 unità e la Banca gestisce proprie dipendenze in Centallo, Fossano, Narzole, Roata Chiusani, Savigliano, Verzuolo e Villafalletto, mentre la sua zona di competenza autorizzata è estesa ad altri 35 comuni dell'area. Nel 1995 l'istituto incorpora la Cassa Rurale ed Artigiana Credito Cooperativo di Vottignasco. Al termine dell'esercizio 1997, anno del centenario, l'ente conta 83 dipendenti, 10 sportelli operativi e consegue un utile netto di 4 miliardi di lire, a fronte di impieghi per 557 miliardi, classificandosi per dimensione tra le prime 20 aziende bancarie del Piemonte. Nel 2005 avviene il nuovo mutamento di status giuridico con il passaggio alla forma di società cooperativa, seguito nel 2009 dal cambiamento di denominazione in Bene Banca Credito Cooperativo di Bene Vagienna. Il 1° gennaio 2019 la Banca entra a far parte del Gruppo Cassa Centrale Banca, che ne diviene capogruppo. Oltre alla sede centrale di Bene Vagienna, attualmente la Banca ha 19 filiali operative sparse tra le province di Cuneo e Torino. A fine esercizio 2021 presenta a bilancio un attivo patrimoniale di quasi 946 milioni di euro e consegue un utile netto d'esercizio di 4,24 millioni di euro.


Sede legale

  • Bene Vagienna (CN) [via Roma; poi Piazza Botero]

Capitale sociale

  • [31 dicembre 1926] 88.263 Lire italiane [Riserva ordinaria]
  • [31 dicembre 1930] 130.220 Lire italiane [Riserva ordinaria e straordinaria]
  • [31 dicembre 1940] 235.000 Lire italiane [Riserva ordinaria e straordinaria]
  • [31 dicembre 1950] 1.151.000 Lire italiane [Riserva ordinaria e straordinaria]
  • [31 dicembre 1955] 1.101.000 Lire italiane [Riserva ordinaria]
  • [31 dicembre 1960] 5.496.061 Lire italiane [Quote sociali e riserve]
  • [31 dicembre 1970] 23.772.080 Lire italiane [Capitale e riserve]
  • [31 dicembre 1980] 870.712.014 Lire italiane [Patrimonio]
  • [31 dicembre 1990] 10.794.000.000 Lire italiane [Patrimonio]
  • [31 dicembre 1994] 22.358.000.000 Lire italiane [Patrimonio]
  • [31 dicembre 1997] 46.000.000.000 Lire italiane [Patrimonio netto]
  • [31 dicembre 2021] 56.757.000 Euro [Patrimonio netto]

Forma giuridica

  • [14 novembre 1897] Società cooperativa in nome collettivo a responsabilità illimitata
  • [26 agosto 1956] Società cooperativa a responsabilità illimitata
  • [1994] Società cooperativa a responsabilità limitata
  • [2005] Società cooperativa

Categoria bancaria

  • [14 novembre 1897] Cassa rurale [Cassa Rurale di Prestiti]
  • [1938] Cassa rurale e artigiana
  • [1994] Banca di credito cooperativo

Fonti archivistiche

  • ASBI - Archivio storico Banca d'Italia (Roma)
    Fondo Banca d'Italia, sottofondo Vigilanza (1926-1961)
    Pratiche n. 5089, ff. 1-2; n. 5090, f. 1; n. 5091, ff. 1-3; n. 5092, ff. 1-2
  • Archivio per la storia del movimento sociale cattolico in Italia "Mario Romani" (Milano)
    Atti costitutivi di cooperative di credito (credito cooperativo cattolico e casse rurali in Italia fino al 1920)
    b. 1, f. 2
  • Camera di Commercio di Cuneo (Cuneo)
    Camera di commercio di Cuneo, Registro imprese - Fascicoli
    Fasc. Rea 2921
  • Federcasse / Archivio Storico del Credito Cooperativo (Roma)
    Ente Nazionale delle Casse Rurali Agrarie ed Enti Ausiliari (Encra)
    b. 1, f. 2
  • Banca d'Italia (Roma)
    Albi ed Elenchi di Vigilanza
    Matricola n. 4243

Fonti bibliografiche

  • ABI, Annuario delle aziende di credito e finanziarie, dal 1921 al 1993 (1951 e 1961)
  • Casse rurali ed artigiane. Annuario, dal 1968 (1970; 1981/82)
  • Grosso Alessia, Rescigno Gerardo, Il sistema finanziario piemontese. Tendenze e prospettive, Rapporto Ires Piemonte, Torino, IRES, 2000
  • Ianniello Attilio, La banca di credito cooperativo di Bene Vagienna 1897-2007. Centodieci anni di solidarietà al servizio dell'economia e della cultura locale, Savigliano, L'Artistica, 2007
  • Annuario. Casse Rurali - Banche di Credito Cooperativo (1995)

Autore: Maurizio Romano | Ultima modifica: 19 aprile 2023