Filippo Pozzoni svolge l'attività di banchiere e uomo d'affari a Genova, almeno a partire dagli anni Ottanta del XIX secolo. Viene considerato un economista di area cattolica e già anni prima, nel decennio Settanta, scriveva su la 'Rivista Universale' alcuni approfondimenti economici, tra cui merita di essere menzionato l'articolo dal titolo “Necessità d'una Banca sola d'emissione in Italia”. Egli è protagonista del sistema creditizio e finanziario genovese nelle ultime due decadi dell'Ottocento e ancora agli inizi del XX secolo. Pozzoni è pienamente inserito nell'élite finanziaria della città ligure e siede come consigliere in numerosi consigli di amministrazione di società per azioni: nel 1889 è nel Consiglio di amministrazione della Cassa Generale; nel 1890 è nel Consiglio di amministrazione della Navigazione generale italiana - Società riunite Florio e Rubattino. Nel 1892, anno in cui gli viene conferita l’onorificenza di commendatore della Corona d’Italia, risulta essere fra gli amministratori delle seguenti società: Credito Mobiliare italiano; Navigazione generale italiana; Società generale immobiliare; Cassa generale; Raffineria ligure lombarda. Subisce il dissesto generato dal crollo del Credito Mobiliare Italiano e, come altri banchieri genovesi, perde anche parte del proprio patrimonio. Tale congiuntura non nuoce completamente alla sua reputazione, poiché la sua attività come banchiere prosegue ancora nel primo decennio del XX secolo, essendo sempre attestata nell'annuario del 1908.