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Barbaroux

Torino (TO)

Data di costituzione: [XIX secolo]

Data di cessazione: [dopo 1908]

Torino (TO)

Altre denominazioni

  • Barbaroux padre e figlio [1889]

Alle origini della casa bancaria Barbaroux è Gian Battista Barbaroux, nato a Colmars (Francia) verso il 1761. Ancora giovanissimo diviene titolare, a Torino, della ditta bancaria Barbaroux, una delle principali del Regno. Dimostrando straordinaria attitudine agli affari, egli amplia la sfera di attività dell'istituto e partecipa a svariate iniziative tra cui la costituzione della Compagnia anonima d'assicurazione di Torino. Potendo contare sull'amicizia di Carlo Alberto, è nominato da questi banchiere della real corte nel 1831. Ormai affermato a corte e negli affari, benvoluto dal re, al quale concede più volte cospicui prestiti, si fa promotore di numerose iniziative.
Nel 1844 Barbaroux fa fallire le trattative condotte da Cavour per la costituzione a Torino di una banca di sconto e di emissione, che rischiava di scuotere la posizione privilegiata delle grandi case bancarie della capitale. Nello stesso anno egli approfitta dell'istituzione della Banca di Genova per proporre alla medesima, in concorrenza con la ditta Mestrezat, di incaricarlo della esazione degli effetti e del cambio dei suoi biglietti di emissione in Torino. Così, dal giugno 1845, la Barbaroux e C. effettua a Torino le operazioni per conto dell'istituto genovese. Riproposta intanto a Torino, tra la fine del 1846 e il principio del 1847, la costituzione di una banca di emissione analoga a quella di Genova, Barbaroux cerca di ritardame l'istituzione, tanto più che questa volta l'apertura della Banca di Torino avrebbe provocato inevitabilmente la chìusura dell'agenzia di quella di Genova di cui è unico titolare. Cavour sfrutta allora le rivalità delle altre banche per impedire che si coalizzassero come accaduto nel 1844. Barbaroux, per timore di rimanere escluso, entra nel gruppo dei promotori, e la banca torinese viene infine costituita nel 1847. Tra i suoi promotori, oltre alla Barbaroux e C., figurano i maggiori hommes d’affaires della business community torinese. La loro posizione, pur continuando a riposare sulla proprietà fondiaria, si era consolidata nel commercio, specie quello serico (Barbaroux possiede un filatoio a Grugliasco). Tutti azionisti della Banca di Genova, sottoscrivono quindi l’atto di nascita della Banca di Torino – a conferma dell’attitudine a giocare in gruppo – la Barbaroux e C., la F.lli Nigra e figli, la Vincenzo e Luigi F.lli Bolmida, la Vincenzo Vicino e C., la Francesco Long e figli, la G. Mestrezat e C., la Ignazio Casana e figli e Carlo De Fernex. Eletto presidente del Consiglio di reggenza della Banca di Torino, Gian Battista Barbaroux muore poco dopo a Torino, il 27 febbraio 1848. L'attività della casa bancaria continua tuttavia con gli eredi. Negli anni Cinquanta, ad esempio, Carlo Barbaroux compare nell’affare ferroviario della Torino-Savigliano, assieme ad altri uomini della Banca Nazionale: Giovanni Nigra, Edoardo e Felice Rignon, Luigi e Vincenzo Bolmida, Francesco Mancardi e i Casana. Prosegue anche l'impegno in campo serico: infatti, l'apertura del traforo ferroviario del Fréjus nel 1871 incrementa i rapporti di affari che i banchieri filandieri torinesi, capitanati dai Barbaroux, intrecciano con le case commerciali di Lione. Per tutto l'Ottocento la Barbaroux occupa una posizione centrale nella banca privata torinese, proseguendo anche nel secolo successivo. Nel 1908 Emilio Barbaroux è consigliere di sconto della sede torinese della Banca d'Italia. In quell'anno la Barbaroux padre e figlio risulta ancora attiva nel capoluogo piemontese.


Sede legale

  • Torino (TO)

Forma giuridica

  • Ditta individuale

Categoria bancaria

  • Ditta bancaria

Fonti bibliografiche

  • Annuario d'Italia amministrativo-commerciale, 1889
  • Scatamacchia Rosanna, Azioni e azionisti. Il lungo Ottocento della Banca d’Italia, Roma-Bari, Editori Laterza, 2008
  • Dizionario Biografico degli Italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana (BARBAROUX, Gian Battista (di Gian Paolo Nitti), Volume 6 (1964))

Autore: Enrico Berbenni | Ultima modifica: 21 dicembre 2022