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Monte di Pietà di Asti

Asti (AT)

Data di costituzione: 1575

Data di incorporazione: 1946

Asti (AT)

Il Monte di Pietà di Asti fu fondato nel 1575 dal vescovo di Asti monsignor Domenico Della Rovere con la Bolla pontificia di Papa Gregorio XIII il 1 agosto 1574. Iniziò la sua attività dopo l'ottenimento del privilegio rilasciato il 7 luglio 1575 dal duca Emanuele Filiberto.
La volontà di avere ad Asti un monte di pietà nacque dalle istanze dell'episcopato e degli astigiani, i quali si erano rivolti al papa affinché li dotasse di un simile istituto e di una confraternita che lo governasse, così da soccorrere i poveri e limitare l'attività creditizia dei banchi ebraici. Il tasso di interesse massimo fissato era del 2%. Il Monte deliberava sulle controversie riguardanti la sua attività, oltre al riconoscimento di fede pubblica dei suoi atti. Nel 1585 era gestito dalla confraternita, sottoposta all’autorità del vescovo, e il Consiglio era composto di dodici membri, equamente divisi tra ecclesiastici e laici. La sede originaria era probabilmente ubicata nella zona di piazza San Secondo. Poi, almeno dal 1873, fu via Monte di Pietà, come confermato da un inventario degli stabili di proprietà dell’istituto risalente al 1875, che consente di recuperare informazioni anche su un altro edificio appartenente al Monte, sito in via Bonzanigo, adiacente a quello "ad uso istituto" di via XX Settembre.
Gli Statuti più volte riconfermati nella loro struttura, come nel 1933, stabilivano il mandato di prestare soccorso ai poveri mediante prestito su pegno da ripagare entro l'anno e con l'interesse del 5%; l'amministrazione era formata da 8 membri, equamente divisi tra esponeneti del clero e della comunità; c'era poi un presidente il cui mandato duranva quattro anni. Gli impiegati del Monte – nominati dal Consiglio di amministrazione – erano un segretario d’amministrazione, un tesoriere (o cassiere), un liquidatore computista, un segretario computista e un guardiano o uomo di fatica; a questi impiegati si aggiunse, già col Regolamento del 20 ottobre 1877, un perito estimatore degli oggetti ricevuti in pegno.
Il decreto del capo del Governo del 1 aprile 1944, convalidato con decreto del Ministero per il tesoro del 3 ottobre 1946, stabilì l'incorporazione da parte della Cassa di Risparmio di Asti. La condizione del Monte era però molto difficile, forte era il deficit e anche i beni immobili, come la sede, necessitavano di una riqualifica.
Con l’incorporazione il Consiglio di amministrazione della Cassa di risparmio di Asti decise la restituzione di tutti i pegni allora esistenti, accordando la rimessione dei prestiti contratti coi pegni stessi, passando a debito del conto erogazioni l’importo relativo (furono così restituiti 330 pegni per un totale di circa 22.940 lire). Inizialmente il servizio fu posto alle dipendenze dell’Ufficio Portafoglio (sezione "Operazioni su pegno") per poi diventare la sezione "Credito su pegno" della Cassa di Risparmio di Asti.


Sede legale

  • Asti (AT)

Capitale sociale

  • [1861] 166.950 Lire italiane
  • [1900] 654.012 Lire italiane
  • [1924] 590.451 Lire italiane
  • [1927] 641.397 Lire italiane
  • [1931] 323.811 Lire italiane

Forma giuridica

  • Ente morale

Categoria bancaria

  • Monte di pietà di prima categoria

Fonti bibliografiche

  • Banche e sviluppo economico nel Piemonte meridionale in epoca contemporanea. Dallo Statuto albertino alla caduta del fascismo, 1848-1943, Bermond Claudio (a cura di), Torino, Centro Studi Piemontesi, 2001 (p. 49)
  • L' archivio storico della Cassa di risparmio di Asti e fondi aggregati (1730-1988), Zuccaro Cristina (a cura di), Asti, Fondazione Giovanni Goria, 2015

Autore: Giacomo Lorandi | Ultima modifica: 15 dicembre 2022