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Monte di Pietà di Tortona

Tortona (AL)

Data di costituzione: 1589

Data di incorporazione: 1946

Tortona (AL)

Il Monte di Pietà di Tortona fu fondato con una Bolla papale del 10 giugno 1589 da papa Sisto V che concedeva alla Confraternita del S.S. Sacramento, presso la Chiesa di Santa Maria dei Canali, la facoltà di fondare il Monte. La Confraternita, vero motore dell’ente, era la più attiva nel panorama della città, perché i suoi membri erano di estrazione nobile e detenevano il controllo del potere economico e politico. Proprio questa commistione influenzava in modo negativo la gestione del Monte, dato che era frequente l'utilizzo del denaro dell'ente benefico per prestiti tra confratelli o per iniziative economiche spregiudicate. Lo Statuto stabiliva come dovesse trattarsi di un’istituzione volta a sollevare dalla miseria una porzione importante della comunità e al tempo stesso di fornire credito al 3% annuo. I rettori erano secondo la stessa bolla al di sopra di ogni autorità ed esercitavano l’attività di prestito su pegno presso l’abitazione della persona chiamata a dirigerlo. Ciò comportava l'assenza, almeno per i primi anni, di una sede fissa. Le cose cambiarono nel 1610 quando alla morte di Giovan Marco Chiesa, montista e figura di spicco della Confraternita, questi decise di lasciare la sua casa in eredità al Monte. A sostenere l'istituto erano, come per altre realtà simili, i lasciti e le donazioni. Nel 1592 un’importante eredità ne rimpinguava le casse (capitale di 3.535 lire di Milano al tasso del 7%), mentre l’attività creditizia si aggirava in quello stesso anno sui 132 prestiti per somme che andavano mediamente dalle 2 alle 3 lire.
La prima metà del Seicento segnava uno snodo importante nella vita del Monte. Prima la peste e quindi la guerra riducevano l'ente all’inattività. La ripresa, benché difficile, si ebbe nella seconda parte del secolo (nel 1660 le operazioni erano 200 per 2.439 lire).
Con il Settecento il Monte sembrò ritrovare gli antichi splendori, inaugurando, a partire dal 1725, una progressiva riscossione di tutte la posizioni ancora aperte e trascurate nel secolo precedente. Una rinascita lenta però, dovuta da una parte alla poca attenzione della Confraternita nella sua gestione, dall'altra legata alle devastazioni della guerra che coinvolsero Tortona a più riprese durante la prima parte del XVII secolo. La pace e con questa la stabilità, l'aumento demografico e il progresso economico tornarono a partire dal 1754, quando divenne parte del Regno di Sardegna. Così come le altre istituzioni benefiche tortonesi, anche il Monte godette di questo periodo di pace.
Il periodo francese coincideva con l'inattività del Monte, legata alla soppressione della Confraternita. Quest'ultima venne ricostituita nel 1814, al ritorno del legittimo governo sabaudo, con un capitale di 2.000 lire.
L'Ottocento vide un rapido sviluppo demografico ed industriale che segnò la società tortonese. Anche il Monte era partecipe di questo cambiamento con un progressivo ricambio nelle élite che lo governavano, per fare spazio al nuovo notabilato locale, nato proprio in questi anni. Anche il controllo che da secoli aveva la Curia vescovile sulle attività dell'ente benefico si fece più discreto.
L'Unità d'Italia portava con sé la nascita di altri istituti impegnati nella concessione del credito, come la Banca Popolare di Tortona. Per resistere alla concorrenza il Monte cercò di assomigliare il più possibile agli istituti suoi simili, nonostante la ristrettezza delle disponibilità, la difficoltà di rientrare di parte dei pegni e un'amministrazione spesso disinvolta che ne minavano le possibilità di sviluppo.
Il Novecento segnò il tramonto del Monte. Il volume d'affari si aggirava nel 1916 sulle 54.194 lire con circa 3.000 pegni all'anno, cifra che rimase pressoché uguale sino allo scoppio del primo conflitto. Nel 1905 era stato approvato un nuovo statuto, che obbligava ad assoggettarsi alle norme predisposte dal governo per le altre opere pie. Ciò aveva portato ad un indebolimento nella struttura amministrativa e economica ed il primo esito lo si registrava nel calo dei pegni. Nel tentativo di salvare l'istituto si procedette, con il 1921, ad un aumento del tasso d'interesse, che passò così al 8%, ma il numero di operazioni rimase però in costante calo. Nel 1936, allineandosi a quanto determinato dalla legge bancaria, divenne Monte di Credito su Pegno di II categoria. In questa nuova veste assorbiva i Monti di pietà di Gavi e di Quargnento.
L'ultimo statuto fu del 1941 e vide l'uscita di scena della Confraternita. Il patrimonio era allora di 61.319,25 lire.
La Cassa di Risparmio di Tortona nel 1946 incorporò il Monte di Credito su pegno di Tortona con l’assunzione di tutte le passività e le attività incamerando il patrimonio residuo di 108.770,29 lire. La Cassa fu poi obbligata a continuare la gestione del credito su pegno attraverso una sua struttura apposita. Fu questo l’ultimo passaggio di un processo che era iniziato l’anno precedente quando il Monte aveva chiesto di essere posto in liquidazione vista la forte passività.


Sede legale

  • Tortona (AL)

Forma giuridica

  • [1589] Ente morale

Categoria bancaria

  • [1589] Monte di pietà
  • [1936] Monte di pietà di seconda categoria

Fonti archivistiche

  • ASBI - Archivio storico Banca d'Italia (Roma)
    Fondo Banca d'Italia, sottofondo Vigilanza (1926-1961)

Fonti bibliografiche

  • Moro Vittorio, Il Monte di Pietà di Tortona (1589-1946), in Storia arte e restauri nel Tortonese. Il palazzetto medioevale: dipinti e sculture, Tortona, Cassa di risparmio di Tortona, 1993

Autore: Giacomo Lorandi | Ultima modifica: 09 gennaio 2023